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giovedì 27 gennaio 2022

Perché c’è ancora bisogno di ricordare bene la Shoah

 Sembra che da un po di anni ormai sia passato di moda commemorare la Giornata della memoria, vista dai più come uno spreco di tempo. Se infatti da una parte è vero che la sterile visione di un filmato, la lettura sommaria di una poesia o il canonico minuto di silenzio per le vittime non bastino assolutamente (e anzi vengano usati spesso come sotterfugio per non indugiare troppo sullargomento), è però vero che la sostituzione o addirittura la rimozione di una celebrazione così importante può significare solo un grave delitto dintenti nei confronti di chi,come gli ebrei (ma non solo), ha avuto la disgrazia di essere perseguitato e ucciso durante i tragici anni del secondo conflitto mondiale.

Beccaria diceva che uno e il più importante metodo di prevenzione è leducazione. Organizzare una Giornata della memoria dove ci sia dibattito, discussione, confronto con gli alunni e scambio dopinioni sarebbe forse meglio che vedere Il bambino con il pigiama a righe” per lennesima volta. Non che non si possa fare, certo, ma diamo spazio anche ad altro. E, se vogliamo essere pignoli, in verità questa giornata non dovrebbe che essere il culmine di una serie di lezioni, svolte nel corso dellanno scolastico, volte a sensibilizzare gli alunni sulla tematica della Memoria.

Se non questo, almeno lasciateci una giornata in cui si possa parlare e confrontarsi, e riflettere sul perché un orrore simile sia accaduto, e perché bisogni cercare di fare in modo che ciò non si ripeta più.

C’è anche chi pensa che ricordare questa giornata non fermerà un nuovo Olocausto.

Oltre al banale” rispetto che tutti dovremmo portare verso le vittime di questo sterminio di massa, di  proporzioni così storicamente rilevanti e così anagraficamente vicino a noi, c’è anche il non dimenticare: sì,  per evitare che qualcosa di simile accada di nuovo, ma soprattutto che ciò accada e noi non ce ne rendiamo conto. Sottovalutando il problema, girandoci dallaltra parte, non andando oltre il nostro naso.

Non c’è nemmeno da dire che questo è (o dovrebbe essere) anche un giorno di sensibilizzazione. Così come lo è (o dovrebbe essere) la giornata del 25 Novembre, contro la violenza sulle donne. E, se come dicono queste persone, non ha più senso ricordare, allora non ha più senso ricordare nulla. A che cosa ci serve studiare la storia, istituire giornate, mandare in onda campagne nazionali e mondiali di sensibilizzazione, se non cambia mai nulla?

La storia è un elemento centrale nello sviluppo degli episodi del romanzo fantapolitico 1984”, di George Orwell. Nel corso della narrazione la storia viene continuamente riscritta, ogni momento: non è quindi più “Storia”, ma solo il riflesso di ciò che il regime del Grande Fratello vuole far passare. Non c’è più unidentità culturale, ma ancora peggio, nessuno riesce più a distinguere il bene dal male, perché non c’è nessuno strumento che permetta un paragone dello stato attuale con tutti quelli del passato: di fatto, nessuno (o quasi) capisce di star vivendo in una dittatura totale. E questo perché tutti hanno dimenticato. Solo che lì, almeno, non lavevano scelto loro.

Dimenticare è la cosa peggiore che possa succedere al giorno doggi, perché non farebbe altro che giustificare nuovi soprusi e violenze. Per questo ritengo che un giorno come il 27 Gennaio vada vissuto sì, ma che non si trasformi nellennesima scusa per perdere la giornata”, non favorendo nessun elemento atto a vederla per ciò che è: la commemorazione di un genocidio.


La stessa presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha sottolineato, durante unintervista del 25 Gennaio scorso per AGI, alla domanda C’è quindi un rischio di banalizzazione della memoria?”, come Si sta distorcendo il senso originario di fare memoria, e alle volte si usa la Shoah con i suoi testimoni e modelli per rappresentare concetti politici che non hanno nulla a che vedere con la memoria ma andrebbero affrontati in modo diverso. Il problema è anche culturale, lo sappiamo bene. Dobbiamo infatti insistere sulla cultura europea della consapevolezza, sulleducazione alla memoria.”, e il monito che si deve fissare, è quello di ricordare la unicità, la gravità e la disumanità della Shoah, affinché questa non si ripeta. Se invece il ricordo deve diventare un pretesto per strumentalizzare, rivedere, analizzare o addirittura fare retorica ad uso della destra, sinistra, della politica in generale, allora sicuramente c’è qualcosa che non va e occorre riportate tutto nella giusta direzione”.

Fa poi anche cenno a un preoccupante riaffermarsi del suprematismo, visto dai più deboli e influenzabili come un porto sicuro, rendendosi così facili strumenti di diffusione dodio e violenza .Limportante è, però, che non muti lo spirito con cui si affronta la Giornata della Memoria e quello con cui questa è stata istituita dai padri fondatori”, conclude allora.


Emanuele Paoletta - 5 A Liceo Classico



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