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lunedì 18 marzo 2019

Biochimica dell’amore

L’ossitocina è un piccolo ormone di natura peptidica, cioè composto da 9 amminoacidi, comparso 500 milioni di anni fa. Il termine è vittima di una mancanza di studi  classici e del greco antico, poiché il suo termine originario era ocitocina, ossia sostanza che accelera il parto, declinato erroneamente in ossitocina. 

Ormone femminile, tipico non solo dell’uomo,  proprio per la suddetta funzione, risulta essere ancora più in auge per la cascata di reazioni ed eventi positive che innesca. E’ l’ossitocina che agendo a livello cerebrale determina l’attaccamento della madre al suo piccolo appena nato. Esso però entra anche nel circuito cerebrale dei desideri e delle soddisfazioni, insieme alla “ tranquillizzante” dopamina.
Da tecniche di imaging sembra che durante i rapporti affettivi e nei momenti più intensi di essi ci sia rilascio di notevole ossitocina, che rafforzerebbe il legame con il partner. Insomma possiamo definire l’ossitocina ormone dell’amore o della felicità.
Essa è prodotta dal nucleo paraventricolare dell’ipotalamo e viaggia in avanti dove incontra recettori sensibili alla dopamina, come l’aria ventrale del tegmento e del nucleo accumbens nel sistema mesolimbocorticale. Aspetto interessante è che se non vi sono recettori in grado di accogliere l’ormone esso va a vuoto. Altro aspetto delicato è stabilire il ruolo e come influenza la zona della corteccia prefrontale, frontiera tra zona somatica e psichica.  

Prof. Daniele Catino

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