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lunedì 27 marzo 2023

La Capitanata ai tempi della prima guerra mondiale: Francesco Barbaro e il meccanismo del «sangue chiama sangue»

 

Nella mattinata del 15 marzo, l'auditorium del Liceo "Bonghi-Rosmini" di Lucera (FG) accoglie Francesco Barbaro, insegnante di lettere, giornalista  pubblicista,  scrittore  e  direttore  della sezione  provinciale  dell’Istituto per  la  storia  del Risorgimento. Appassionato alle vicende della Capitanata, offre il proprio prezioso contributo al "laboratorio di microstoria", progetto della scuola, nato con l'obiettivo di porre una lente d'ingrandimento su fatti  poco  noti,  ma  importanti  per  ricostruire  le tappe della nostra Storia. Il canto del "Piave", legato al Primo Conflitto Mondiale, inizio all'incontro. La professoressa di Storia e Filosofia Amalia Stingone ringrazia i presenti e il dirigente scolastico Matteo  Capra per  aver  reso  possibile l'evento, lasciando spazio alle domande degli alunni. "Com'è ritornare nella scuola che lei stesso ha frequentato, dopo tanti anni?" "Una grande emozione", confessa Barbaro, “è come ritornare a casa”. 

A tal proposito, il professore ricorda la propria esperienza da rappresentante d’istituto, quando, diffusasi nel mondo la notizia della caduta del muro di Berlino aveva tappezzato le aule con giornali, documenti dai quali è possibile «ricomporre la Storia». Durante  la  Prima  Guerra  Mondiale,  infatti,  è  la cronaca del periodico lucerino “Il Foglietto”, nonostante le problematiche relative alla censura, a  permettere  di  testimoniare  vittorie  e  disfatte degli  italiani.  In  particolare,  divulga  informazioni riguardo gli inaspettati attacchi avvenuti nel Gargano all’indomani della dichiarazione di guerra contro l’Austria. Gli italiani sono svegliati dai forti rumori dei bombardamenti, che utilizzano armi tecnologicamente innovative, sperimentate per una delle prime volte proprio sugli obiettivi peninsulari.


Manfredonia riceve per prima il cosiddetto «battesimo del fuoco» assieme alle isole Tremiti, Torre Mileto e il litorale molisano. «Il conflitto non è casuale, gli austriaci sono tutti armati  fino  ai  denti» osserva  il  professore.  Basti pensare alle loro potenti imbarcazioni. L’”Helgoland”, un gigante da 3.500 tonnellate, si scontra con il Turbine”, cacciatorpediniere «vecchio e piccolo», che si sacrifica per tentare di bloccare il bombardamento di Barletta: il coraggio dei suoi marinai, però, non riesce a prevalere sulla forza navale nemica. Ancora, nel 2 novembre 1916, sulla città di Vieste, si stende un velo tragico di dolore e disperazione. Le bombe colpiscono i civili, provocando la triste morte di un’intera famiglia, ad eccezione della madre. «Il sangue degli innocenti è il sangue più drammatico»: è, appunto, la drammaticità di eventi come questo, ad innescare il meccanismo del «sangue  chiama  sangue» e  ad  incitare  gli italiani alla guerra, a quella vendetta che porterebbe a giustificarne la violenza. 

Riflettendo sul «come la guerra possa essere maledettamente crudele», quella in corso attualmente in Ucraina si veste di non minore tragicità rispetto alle precedenti. Barbaro commenta amaramente: «È assurdo pensare alla guerra ora che siamo nel Ventunesimo secolo!».

 

 Francesca Romana Granieri





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