Il primo quadrimestre è ormai terminato! E
nonostante le fatiche e le difficoltà del tempo che ci troviamo a vivere siamo
certi che in questa prima parte dell’anno scolastico abbiamo scoperto e
imparato cose nuove, magari attraverso un brano di letteratura o la riflessione
di un filosofo, o anche studiando chimica o fisica. In fondo accade sempre che
certe questioni o tematiche sembrino “parlare” direttamente a noi e, a volte, hanno
il potere di colpirci a tal punto da far sorgere, in maniera quasi inaspettata,
nuove domande su noi stessi e sulla realtà che ci circonda.
Per questo vi proponiamo qui due brevi riflessioni
sul lavoro di educazione civica riguardanti il tema della lotta ai cambiamenti
climatici. È sotto gli occhi di tutti che si tratta di una delle urgenze e
delle sfide decisive del nostro mondo. Noi abbiamo provato a misurarci con
questo problema. Buona lettura!
III B scientifico
Cambiamenti
climatici improvvisi, global warming, e poi carestie, guerre, migrazioni
epocali sono gli impatti, sotto gli occhi di tutti, unanimemente temuti e
indici di un collasso ambientale sempre più prossimo.
«La natura chiede
semplicemente un uomo ragionevole al posto di quello economico, un uomo veramente
razionale». Con questa frase Grammenos Mastrojeni (vice Segretario generale per
l’Energia e l’Azione climatica dell’Unione del Mediterraneo) vuole invitarci ad
una riflessione: e cioè che tutto ciò che la natura ci “chiede” per essere
salvata è migliorare la nostra qualità di vita attraverso una soddisfazione dei
nostri bisogni che punti all’essere e non all’avere, e che sappia utilizzare
razionalmente le risorse disponibili (poiché la massima soddisfazione è sempre
sostenibile come afferma lo stesso Mastrojeni).
Ormai dal 2018
milioni di ragazzi in tutto il mondo scendono in piazza per il “Friday for
Future” “urlando” agli adulti di aver “rubato il loro futuro”, proprio come Alexander
Langer (intellettuale e fondatore del movimento verde in Italia) metteva in
guardia i suoi contemporanei sui disastri ambientali provocati da fattori
antropici. Infatti, già alcuni decenni fa, egli sosteneva che la Terra ci è
data “in prestito dai nostri figli” e dunque, ogni scelta politica ed economica
del presente va misurata anche attraverso “l’impatto generazionale” che questa
comporta sul lungo periodo. Per questo, secondo Langer, la conversione
ecologica della società già allora non era rinviabile, e tantomeno lo è adesso,
che viviamo già sulla nostra pelle gli effetti dei mancati cambiamenti; in
questo senso allora è necessario pensare a chi dopo di noi dovrà pagare il
prezzo delle nostre scelte.
Ma Langer non fu
il primo a proporre questa visione: infatti negli anni ’70 il filosofo Hans
Jonas in “L’etica della responsabilità” esortava il mondo contemporaneo ad attuare
un’etica responsabile verso “qualcuno che ancora non c’è” (le generazioni
future), così che anche questo soggetto potesse conoscere la vita nel nostro
mondo nella medesima forma in cui era stata conosciuta e vissuta dall’intera
umanità precedente.
In che modo
quindi l’uomo e la società possono materialmente “riparare” (secondo un’altra
espressione di Alexander Langer) la Terra e, di conseguenza, aiutare le
generazioni future? Siamo ancora in tempo per cambiare radicalmente la
situazione o almeno provarci? Forse, come sostiene Mastrojeni, occorre partire
dalle nostre abitudini quotidiane. In questo senso, l’uomo ragionevole per
perseguire la sostenibilità deve “consumare consapevolmente”; nel nostro
“piccolo” questo obiettivo può essere conseguito mediante diverse scelte come
ad esempio:
•Spostarsi a
piedi o in bici
•Riutilizzare o
riparare articoli già utilizzati seguendo la regola delle 3 R: ridurre,
riciclare e riutilizzare
Con il termine
ridurre, si intende la diminuzione del consumo di energia e di beni, come
chiudere i rubinetti quando non si usano.
Riciclare
consiste nel separare i rifiuti con l’idea che possano essere sottoposti a un
processo di trasformazione o recupero.
Invece
riutilizzare significa usare nuovamente un apparecchio, strumento o oggetto per
lo stesso o diverso uso, come sfruttare vecchie scatole per riporre oggetti o
utilizzare nuovamente i sacchetti del supermercato o comprare indumenti e libri
usati.
•Evitare gli
imballaggi, comprare sfuso
In Italia, per
esempio, la pratica di comprare prodotti sfusi o alla spina non è ancora molto
comune ma sta iniziando a diffondersi. Piccoli negozi e grandi catene
dispongono, all’interno dei loro spazi, degli angoli dedicati all’acquisto di
alimenti sfusi, senza l’imballaggio. In questo modo è possibile comprare pasta,
cereali, riso, latte, olio, vino in giusta quantità e senza il costo
dell’imballaggio. Ogni imballaggio è superfluo. La scatola di cartone del
latte, ad esempio, è solo un rifiuto inutile che può essere facilmente evitato.
Il prezzo degli alimenti nei supermercati dipende dalla somma di prodotto e
imballaggio. Eliminando quest’ultimo si può risparmiare anche fino al 40% del
conto alla cassa. Inoltre in questo modo è possibile comprare davvero la
quantità di cui si ha bisogno, andando a risparmiare pure sul cibo.
•Evitare
sacchetti di plastica
Sempre riguardo
la spesa, può essere utile portare una borsa da casa, meglio se di stoffa, dato
che i sacchetti di plastica (anche se biodegradabili) hanno bisogno di molti
anni per decomporsi.
•Chiudere il
rubinetto dell’acqua
Ad esempio durante
il lavaggio dei denti, sotto la doccia quando ci si insapona oppure quando si
lavano i piatti tra una stoviglia e l’altra, sono solo alcuni momenti in cui è
possibile chiudere l’acqua. Inoltre è sempre meglio fare una doccia piuttosto che
un bagno con la vasca piena e azionare lavatrici e lavastoviglie solamente a
pieno carico.
•Spegnere la luce
L’elettricità è
generata anche da fonti non rinnovabili quindi sprecarla è dannoso per tutti.
Ogni volta che si lascia una stanza è necessario ricordarsi di spegnere la
luce: tenerla accesa se non ce n’è effettivamente bisogno è totalmente inutile,
oltre che uno spreco.
Infine, in merito
all’utilizzo del carbone e dei gas naturali è giusto fare un accenno ad un
altro argomento di cui si è discusso ampiamente durante due importanti
conferenze della “Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici (UNFCCC)”, una avvenuta nel 1997 in Giappone e l’altra riunitasi nel
2016 a Parigi, in seguito alle quali sono stati stipulati due trattati.
Il topic
principale di questi summit è stato il problema dell’innalzamento delle
temperature (e le relative conseguenze) causato dalle emissioni di combustibili
fossili e gas serra.
Secondo l’UNFCCC
per combattere il cambiamento climatico bisognerebbe innanzitutto diminuire le
emissioni di gas, solo in questo modo infatti si potrebbe trovare un rimedio al
costante aumento della temperatura della Terra: in sostanza tutti i paesi più industrializzati
del mondo dovrebbero diminuire l’utilizzo di materie prime naturali e operare
una transizione ecologica che li conduca verso un sistema produttivo ecosostenibile.
Tuttavia una forte opposizione politica a questo piano viene dai paesi di più
recente industrializzazione (in testa ci sono Cina e India), che sostengono il
principio secondo cui questi obiettivi devono essere raggiunti con tempistiche
diverse da paese a paese. In sintesi, per questi paesi, una tale trasformazione
dell’intero assetto produttivo comporterebbe dei notevoli svantaggi economici,
per questo – secondo la loro posizione – occorre stabilire che gli sforzi
maggiori in questa direzione debbano essere chiesti a quella parte di mondo che
storicamente ha contribuito di più a causare l’inquinamento del pianeta.
Infine vi è “l’Agenda
2030”. Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle
Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda è
costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da raggiungere in ambito
ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030. Come abbiamo
imparato è un documento che delinea un progetto per un mondo futuro più
giusto. E allora l’idea di “riparare” la
Terra (come “casa comune” di tutti) c’è ed è anche ben definita, ora sta a noi
metterci la volontà e impegnarci per migliorare la nostra vita e quella di chi
verrà dopo di noi.
Paola De Maria,
III B scientifico
Ritengo che le considerazioni di Grammenos Mastrojeni ci invitino
ad una profonda e personale riflessione. Infatti, proteggere il pianeta è un
compito innanzitutto del singolo perché tutti, prima di essere cittadini o
lavoratori, siamo “abitanti” di questa “casa comune”. Da questo lavoro di
analisi sul tema della “crisi ambientale” che stiamo attraversando ho appreso
tre cose: la prima è che c’è bisogno di un cambiamento e di uno
sviluppo ecosostenibile; la seconda
è che possiamo raggiungere questi obiettivi anche senza sacrificare molto
poiché occorrono solo piccoli gesti alla portata di tutti; la terza è che prima
di impegnarci in queste azioni dobbiamo accorgerci che continuare ad avere
l’attuale impronta ambientale graverà sulla nostra stessa vita, anzi, vi grava
già in questo momento.
Riguardo alla mia esperienza, posso dire che i miei genitori
agiscono spesso in modo da evitare gli sprechi: spengono le luci quando escono
da una stanza, non accendono il riscaldamento quando la temperatura in casa è
ragionevole, non sprecano cibo e quando avanza lo tengono per il giorno dopo o
lo portano a dei cani senza famiglia, chiudono il rubinetto quando l'acqua non
serve, hanno ristrutturato il bagno sostituendo la vasca con la doccia,
utilizzano il retro bianco dei fogli stampati per scrivere, in campagna non
utilizzano insetticidi e non uccidono le api neanche quando costruiscono
l'alveare davanti casa rischiando di essere punti...
Approvo pienamente il nostro stile di vita e credo siano questi i piccoli gesti
a cui si fa riferimento nell’articolo.
Sostengo fermamente che questa battaglia sia un compito di ciascuno, un compito
che il singolo sarebbe capace di svolgere senza tanti sacrifici o rinunce.
Siamo solo una goccia nell’oceano ma una singola goccia inquinata rilascia le
sue particelle nel resto dell’acqua presente. Le nostre azioni si ripercuotono
su ogni altro essere vivente, sugli uomini come sugli animali e sulle piante.
Secondo me utilizzare acqua in modo eccessivo, buttare il cibo, produrre
elevate quantità di plastica e rifiuti, uccidere gli insetti sono azioni gravi
in quanto degradano la qualità della vita sul nostro pianeta.
Ci sono molte cose che possiamo fare come singoli e anche se
crediamo di sapere ormai tutto sull'argomento, dobbiamo prestare attenzione a
ciò che ci dicono gli esperti. Io, per esempio, non sapevo che un computer
rilasciasse 63g di anidride carbonica ogni ora, o che un europeo consumasse 700.000
litri di acqua ogni anno o ancora che il 7% delle emissioni di anidride
carbonica fosse determinato dallo spreco alimentare nelle case. Queste nuove
conoscenze mi hanno rivelato anche che la natura “chiede” un nuovo tipo di
esseri umani, e cioè degli uomini ragionevoli al posto di quelli economici,
così come sostiene Mastrojeni. Si tratta probabilmente di un radicale
cambiamento di paradigma rispetto al modo in cui dobbiamo abitare il nostro
mondo, tuttavia questo appello non può che riguardare oggi ciascuno di noi!
Maria Arnese, III B scientifico
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