L' Agenda 2030 e la lotta ai cambiamenti climatici - Bonghi-Rosmini news

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giovedì 17 febbraio 2022

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L' Agenda 2030 e la lotta ai cambiamenti climatici

 

Il primo quadrimestre è ormai terminato! E nonostante le fatiche e le difficoltà del tempo che ci troviamo a vivere siamo certi che in questa prima parte dell’anno scolastico abbiamo scoperto e imparato cose nuove, magari attraverso un brano di letteratura o la riflessione di un filosofo, o anche studiando chimica o fisica. In fondo accade sempre che certe questioni o tematiche sembrino “parlare” direttamente a noi e, a volte, hanno il potere di colpirci a tal punto da far sorgere, in maniera quasi inaspettata, nuove domande su noi stessi e sulla realtà che ci circonda.

Per questo vi proponiamo qui due brevi riflessioni sul lavoro di educazione civica riguardanti il tema della lotta ai cambiamenti climatici. È sotto gli occhi di tutti che si tratta di una delle urgenze e delle sfide decisive del nostro mondo. Noi abbiamo provato a misurarci con questo problema. Buona lettura!

 

III B scientifico


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Cambiamenti climatici improvvisi, global warming, e poi carestie, guerre, migrazioni epocali sono gli impatti, sotto gli occhi di tutti, unanimemente temuti e indici di un collasso ambientale sempre più prossimo.

«La natura chiede semplicemente un uomo ragionevole al posto di quello economico, un uomo veramente razionale». Con questa frase Grammenos Mastrojeni (vice Segretario generale per l’Energia e l’Azione climatica dell’Unione del Mediterraneo) vuole invitarci ad una riflessione: e cioè che tutto ciò che la natura ci “chiede” per essere salvata è migliorare la nostra qualità di vita attraverso una soddisfazione dei nostri bisogni che punti all’essere e non all’avere, e che sappia utilizzare razionalmente le risorse disponibili (poiché la massima soddisfazione è sempre sostenibile come afferma lo stesso Mastrojeni).

Ormai dal 2018 milioni di ragazzi in tutto il mondo scendono in piazza per il “Friday for Future” “urlando” agli adulti di aver “rubato il loro futuro”, proprio come Alexander Langer (intellettuale e fondatore del movimento verde in Italia) metteva in guardia i suoi contemporanei sui disastri ambientali provocati da fattori antropici. Infatti, già alcuni decenni fa, egli sosteneva che la Terra ci è data “in prestito dai nostri figli” e dunque, ogni scelta politica ed economica del presente va misurata anche attraverso “l’impatto generazionale” che questa comporta sul lungo periodo. Per questo, secondo Langer, la conversione ecologica della società già allora non era rinviabile, e tantomeno lo è adesso, che viviamo già sulla nostra pelle gli effetti dei mancati cambiamenti; in questo senso allora è necessario pensare a chi dopo di noi dovrà pagare il prezzo delle nostre scelte.

Ma Langer non fu il primo a proporre questa visione: infatti negli anni ’70 il filosofo Hans Jonas in “L’etica della responsabilità” esortava il mondo contemporaneo ad attuare un’etica responsabile verso “qualcuno che ancora non c’è” (le generazioni future), così che anche questo soggetto potesse conoscere la vita nel nostro mondo nella medesima forma in cui era stata conosciuta e vissuta dall’intera umanità precedente.

In che modo quindi l’uomo e la società possono materialmente “riparare” (secondo un’altra espressione di Alexander Langer) la Terra e, di conseguenza, aiutare le generazioni future? Siamo ancora in tempo per cambiare radicalmente la situazione o almeno provarci? Forse, come sostiene Mastrojeni, occorre partire dalle nostre abitudini quotidiane. In questo senso, l’uomo ragionevole per perseguire la sostenibilità deve “consumare consapevolmente”; nel nostro “piccolo” questo obiettivo può essere conseguito mediante diverse scelte come ad esempio:

•Spostarsi a piedi o in bici

•Riutilizzare o riparare articoli già utilizzati seguendo la regola delle 3 R: ridurre, riciclare e riutilizzare

Con il termine ridurre, si intende la diminuzione del consumo di energia e di beni, come chiudere i rubinetti quando non si usano.

Riciclare consiste nel separare i rifiuti con l’idea che possano essere sottoposti a un processo di trasformazione o recupero.

Invece riutilizzare significa usare nuovamente un apparecchio, strumento o oggetto per lo stesso o diverso uso, come sfruttare vecchie scatole per riporre oggetti o utilizzare nuovamente i sacchetti del supermercato o comprare indumenti e libri usati.

•Evitare gli imballaggi, comprare sfuso

In Italia, per esempio, la pratica di comprare prodotti sfusi o alla spina non è ancora molto comune ma sta iniziando a diffondersi. Piccoli negozi e grandi catene dispongono, all’interno dei loro spazi, degli angoli dedicati all’acquisto di alimenti sfusi, senza l’imballaggio. In questo modo è possibile comprare pasta, cereali, riso, latte, olio, vino in giusta quantità e senza il costo dell’imballaggio. Ogni imballaggio è superfluo. La scatola di cartone del latte, ad esempio, è solo un rifiuto inutile che può essere facilmente evitato. Il prezzo degli alimenti nei supermercati dipende dalla somma di prodotto e imballaggio. Eliminando quest’ultimo si può risparmiare anche fino al 40% del conto alla cassa. Inoltre in questo modo è possibile comprare davvero la quantità di cui si ha bisogno, andando a risparmiare pure sul cibo.

•Evitare sacchetti di plastica

Sempre riguardo la spesa, può essere utile portare una borsa da casa, meglio se di stoffa, dato che i sacchetti di plastica (anche se biodegradabili) hanno bisogno di molti anni per decomporsi.

•Chiudere il rubinetto dell’acqua

Ad esempio durante il lavaggio dei denti, sotto la doccia quando ci si insapona oppure quando si lavano i piatti tra una stoviglia e l’altra, sono solo alcuni momenti in cui è possibile chiudere l’acqua. Inoltre è sempre meglio fare una doccia piuttosto che un bagno con la vasca piena e azionare lavatrici e lavastoviglie solamente a pieno carico.

•Spegnere la luce

L’elettricità è generata anche da fonti non rinnovabili quindi sprecarla è dannoso per tutti. Ogni volta che si lascia una stanza è necessario ricordarsi di spegnere la luce: tenerla accesa se non ce n’è effettivamente bisogno è totalmente inutile, oltre che uno spreco.

Infine, in merito all’utilizzo del carbone e dei gas naturali è giusto fare un accenno ad un altro argomento di cui si è discusso ampiamente durante due importanti conferenze della “Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC)”, una avvenuta nel 1997 in Giappone e l’altra riunitasi nel 2016 a Parigi, in seguito alle quali sono stati stipulati due trattati.

Il topic principale di questi summit è stato il problema dell’innalzamento delle temperature (e le relative conseguenze) causato dalle emissioni di combustibili fossili e gas serra.

Secondo l’UNFCCC per combattere il cambiamento climatico bisognerebbe innanzitutto diminuire le emissioni di gas, solo in questo modo infatti si potrebbe trovare un rimedio al costante aumento della temperatura della Terra: in sostanza tutti i paesi più industrializzati del mondo dovrebbero diminuire l’utilizzo di materie prime naturali e operare una transizione ecologica che li conduca verso un sistema produttivo ecosostenibile. Tuttavia una forte opposizione politica a questo piano viene dai paesi di più recente industrializzazione (in testa ci sono Cina e India), che sostengono il principio secondo cui questi obiettivi devono essere raggiunti con tempistiche diverse da paese a paese. In sintesi, per questi paesi, una tale trasformazione dell’intero assetto produttivo comporterebbe dei notevoli svantaggi economici, per questo – secondo la loro posizione – occorre stabilire che gli sforzi maggiori in questa direzione debbano essere chiesti a quella parte di mondo che storicamente ha contribuito di più a causare l’inquinamento del pianeta.

Infine vi è “l’Agenda 2030”. Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda è costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030. Come abbiamo imparato è un documento che delinea un progetto per un mondo futuro più giusto.  E allora l’idea di “riparare” la Terra (come “casa comune” di tutti) c’è ed è anche ben definita, ora sta a noi metterci la volontà e impegnarci per migliorare la nostra vita e quella di chi verrà dopo di noi.

 

Paola De Maria, III B scientifico


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Ritengo che le considerazioni di Grammenos Mastrojeni ci invitino ad una profonda e personale riflessione. Infatti, proteggere il pianeta è un compito innanzitutto del singolo perché tutti, prima di essere cittadini o lavoratori, siamo “abitanti” di questa “casa comune”. Da questo lavoro di analisi sul tema della “crisi ambientale” che stiamo attraversando ho appreso tre cose: la prima è che c’è bisogno di un cambiamento e di uno sviluppo ecosostenibile; la seconda è che possiamo raggiungere questi obiettivi anche senza sacrificare molto poiché occorrono solo piccoli gesti alla portata di tutti; la terza è che prima di impegnarci in queste azioni dobbiamo accorgerci che continuare ad avere l’attuale impronta ambientale graverà sulla nostra stessa vita, anzi, vi grava già in questo momento.

Riguardo alla mia esperienza, posso dire che i miei genitori agiscono spesso in modo da evitare gli sprechi: spengono le luci quando escono da una stanza, non accendono il riscaldamento quando la temperatura in casa è ragionevole, non sprecano cibo e quando avanza lo tengono per il giorno dopo o lo portano a dei cani senza famiglia, chiudono il rubinetto quando l'acqua non serve, hanno ristrutturato il bagno sostituendo la vasca con la doccia, utilizzano il retro bianco dei fogli stampati per scrivere, in campagna non utilizzano insetticidi e non uccidono le api neanche quando costruiscono l'alveare davanti casa rischiando di essere punti...
Approvo pienamente il nostro stile di vita e credo siano questi i piccoli gesti a cui si fa riferimento nell’articolo.
Sostengo fermamente che questa battaglia sia un compito di ciascuno, un compito che il singolo sarebbe capace di svolgere senza tanti sacrifici o rinunce. Siamo solo una goccia nell’oceano ma una singola goccia inquinata rilascia le sue particelle nel resto dell’acqua presente. Le nostre azioni si ripercuotono su ogni altro essere vivente, sugli uomini come sugli animali e sulle piante.
Secondo me utilizzare acqua in modo eccessivo, buttare il cibo, produrre elevate quantità di plastica e rifiuti, uccidere gli insetti sono azioni gravi in quanto degradano la qualità della vita sul nostro pianeta.

Ci sono molte cose che possiamo fare come singoli e anche se crediamo di sapere ormai tutto sull'argomento, dobbiamo prestare attenzione a ciò che ci dicono gli esperti. Io, per esempio, non sapevo che un computer rilasciasse 63g di anidride carbonica ogni ora, o che un europeo consumasse 700.000 litri di acqua ogni anno o ancora che il 7% delle emissioni di anidride carbonica fosse determinato dallo spreco alimentare nelle case. Queste nuove conoscenze mi hanno rivelato anche che la natura “chiede” un nuovo tipo di esseri umani, e cioè degli uomini ragionevoli al posto di quelli economici, così come sostiene Mastrojeni. Si tratta probabilmente di un radicale cambiamento di paradigma rispetto al modo in cui dobbiamo abitare il nostro mondo, tuttavia questo appello non può che riguardare oggi ciascuno di noi!

 

Maria Arnese, III B scientifico


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