Fosse senza nome: Giorno del Ricordo 2022 - Bonghi-Rosmini news

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venerdì 11 febbraio 2022

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Fosse senza nome: Giorno del Ricordo 2022

 

Non è facile parlare del tema delle foibe senza venire additati come riduzionisti o sensazionalisti, soprattutto perché chi legge solitamente tende a osservare il problema (questo come molti altri) attraverso il ltro della propria ideologia politica, con il rischio di scadere in revisionismi e inesattezze storiche.

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Del resto è ostico cercare di inquadrare un fenomeno che non ha una precisa collocazione, dato che ha interessato regioni diverse, tempi diversi, e cause diverse fra loro. Comunemente per foibe s’intendono gli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro  e della Dalmazia, avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA. Secondo alcuni storici, la repressione operata da queste forze armate si può considerare una sorta di dimostrazione di forza del nuovo regime simil-stalinista in jugoslavia, istituito dal leader politico Tito. Si escludono quindi, altri atti di guerriglia compiuti sin dal ’42 da italiani e popolazioni slave. Detto questo, il primo aspetto da considerare è il numero delle vittime: la stima più attendibile è quella portata avanti dagli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali, stima che si aggira intorno alle 11.000 vittime (considerando anche i deportati e i morti durante la prigionia). Un numero consistente, che però, come ha fatto notare lo storico Alessandro  Barbero, rapportato al numero di persone che ogni giorno perdevano la vita in quegli anni (quelli della seconda guerra mondiale, per intenderci -ca 68 milioni-), ci un ridimensionamento di quello che è stato l’eccidio delle foibe.

Il fenomeno, all’inizio poco considerato, ha goduto di una crescente risonanza nel corso degli anni, soprattutto da quando la politica se n’è cominciata a interessare.

La visione dello storico, che non dovrebbe essere contaminata dalla propria ideologia, ha sempre contestato a una parte della destra e della sinistra l’uso che si è fatto di un avvenimento come questo. Se i cosiddetti riduzionisti o negazionisti, infatti, hanno cercato di minimizzare il fenomeno o di negarlo in toto (quest’ultimo atteggiamento specialmente nei primi anni del dopoguerra), i sensazionalisti hanno strumentalizzato il ricordo della tragedia. Fra quest’ultimi c’è chi ha avanzato la poco probabile (e anzi, storicamente contestata, dato che non sono emersi sucienti dati per decretarlo) teoria della “pulizia etnica”, e chi ha inneggiato al pericolo comunista, confondendo (volutamente o meno) il movimento di liberazione partigiana con il commando che ha operato in quei tempi e in quei luoghi. Questo al ne di screditare completamente il movimento della resistenza (di cui è indubbia la condivisone di valori come libertà e democrazia), arrivando quasi a sottendere, attraverso una narrazione patetica e vittimista, la giusticazione dei crimini commessi dal regime fascista. C’è poi invece, fra i riduzionisti, chi ha tentato di omettere che fra le vittime fossero presenti dei civili, che poco o nulla avevano a che fare con il regime, o chi, come già accennato, ha negato o minimizzato l’episodio, sminuendo il computo totale delle vittime. Questo meccanismo fu utilizzato soprattutto inizialmente per evitare che la vicenda diventasse di dominio pubblico, e che andasse a minare la politica antifascista che nel secondo dopoguerra era necessario tutelare il più possibile.

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Vivremmo certamente in modo diverso questa giornata, se n da subito l’evento si fosse studiato in modo analitico e non secondo ottiche politiche e ideologiche. Certo la minimizzazione operata da una frangia della sinistra non avrebbe spinto a una opposizione e strumentalizzazione così forte da parte di alcuni ambienti della destra. E anche agli occhi dei cittadini, la vicenda sarebbe apparsa per quello che è, l’ennesima strage di una guerra senza né vincitori, né vinti.

 Se dovessimo proclamare una giornata del ricordo per ogni strage (e.g. Massacro di Nanchino). avvenuta durante la guerra, avremmo una celebrazione per ogni giorno dell'anno.

 

  

 Emanuele Paoletta – 5A Liceo Classico







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