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martedì 10 dicembre 2019

IL REBUS dell’evoluzione: l’ornitorinco.




L’Ornitorinco appare quasi una sfida al tassonomista Linneo o forse uno scherzo della Natura ai biologi. Provvisto di un becco d’anatra e di un corpo di castoro , ha i piedi palmati come una papera, ma con artigli come un’aquila (per giunta velenosi quelli posteriori). Non bastasse questo esso depone le uova e la madre allatta i cuccioli dai pori del ventre (caspita vuoi vedere che se  lo sarà dimenticato qualche civiltà aliena in visita da noi nel passato).  A questo si aggiunga che possiede elettrorecettori, come certi pesci e gli stessi squali. Vive nelle acque australi. 


Per poterlo spiegare si deve ammettere che  l’ornitorinco non è un processo evolutivo, un a-posteriori, ma un a-priori. Già Darwin ne aveva sospettato l’origine come qualcosa che era e non che sia divenuto. Ciò ha trovato conferma nello studio di certe parti del suo DNA. I suoi antenati monotremi si sono separati molto precocemente (150 milioni o 160 milioni di anni fa) dal ramo dei marsupiali e dei placentati. Pertanto vedendo l’ornitorinco possiamo dire che è un Phylum genetico autonomo, staccatosi  con altri phiylia da un comune antenato. Pertanto non può essere neanche considerato fossile vivente. Studi hanno anche individuato che la specie è sedentaria e quindi nel corso dei milioni di anni presumibilmente pochi sono stati gli scambi e le interazioni con l’ambiente stesso. Questa specificità della specie ornitorinco ha trovato conferme anche in una prima mappatura genetica del 2008.



Prof. Daniele Catino

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