Signor Presidente, autorità presenti, studenti in rappresentanza degli istituti scolastici, signore e signori presenti o che ci seguono a distanza,
desidero iniziare questo mio breve
intervento ricordando che quest'anno ricorrono i 75 anni dalla entrata in
vigore della nostra Costituzione. Leggerne i lavori preparatori è un'esperienza
affascinante. C'è in particolare un intervento molto bello -la Relazione di
Giorgio La Pira sui Principi relativi ai rapporti civili- che riassume il
principio personalistico della nostra Carta, ovverosia la centralità della
persona umana, il suo primato rispetto allo Stato, l'essere al centro di una
serie di relazioni sociali: non dunque l'uomo isolato in sé stesso, ma come
entità capace di pensare e di amare ovvero di avere sentimenti verso
l'altro. La persona dunque è individuo,
ma non individuo isolato, privo di legami ed esente da responsabilità nei
confronti degli altri componenti la società.
L'intervento di La Pira e più in
generale il senso ultimo della nostra Costituzione si concepiscono come
reazione al totalitarismo, e alla barbarie, nazifascista.
I campi di sterminio di Birkenau e di
Auschwitz sono il simbolo paradigmatico di quella barbarie.
È rimasto all'ingresso del campo di
Birkenau un carro bestiame, su quel carro sono state trasportate migliaia di
persone che avevano sogni, speranze, paure, sentimenti simili a quelli che
ognuno di noi nella sua vita ha provato. Il 27 gennaio del 2000, quando ero
assessore alla provincia di Milano ed era stata da poco istituita la Giornata
della Memoria, invitai Liliana Segre a parlare davanti a circa un migliaio di
ragazzi come voi. Nel suo racconto mi colpì fra le tante cose la amara
tenerezza con cui ricordava come poco prima di essere deportata ad Auschwitz
suo padre le avesse regalato una bicicletta, pensai a quando mio padre mi
regalò la mia prima bicicletta. In suo padre vedevo il mio, in lei vedevo me
stesso.
Nel museo di Auschwitz qualche
settimana fa ho visto oggetti che ancora oggi esprimono la quotidianità di
tanti di noi. Erano le povere cose di donne e di uomini massacrati dalla
ferocia criminale del nazismo. Il nazismo, certo.
Non possiamo però dimenticare che
decine di migliaia di italiani di religione ebraica sono stati sterminati per
colpa del collaborazionismo del regime fascista che consentì e anzi favorì la
loro deportazione. Non possiamo dimenticare che già il decreto legge n. 1728
del 17 novembre 1938, contenente Provvedimenti per la difesa della razza, vietò
alcuni diritti fondamentali ai cittadini ebrei, e che poi l'articolo 1 comma 3
del codice civile del 1942 limitò la capacità giuridica ai cosiddetti non
ariani e in special modo agli ebrei.
Gli antichi avevano il culto della
memoria. La memoria serve per avere ben fissi nella nostra mente certi eventi,
e con essi certi valori. Il ricordo di Auschwitz appartiene al nostro
patrimonio culturale.
Quando avevo 21 anni le istituzioni
non organizzavano viaggi della memoria, mi organizzai il mio viaggio della
memoria e visitai il campo di concentramento di Dachau. Quelle immagini
terribili mi sono rimaste nella mente e nel cuore, le porto dentro di me come
vaccino e monito perenne: mai più. Come ebbe a dire Lei, signor Presidente, nel
suo discorso del 2021 "tutte le volte ci accostiamo al tema della Memoria
con commozione e turbamento".
Ed è per questo che ritengo
importante che il Senato il 18 gennaio scorso abbia approvato l'istituzione di
un apposito fondo presso il Ministero dell'Istruzione e del Merito con una
dotazione di 6 milioni di euro per promuovere e incentivare i "viaggi
della memoria".
Ricordare è ancora più importante
oggi che sta rinascendo l'antisemitismo in Europa. Un documento della
Commissione europea attesta come il 38% dei cittadini europei di religione
ebraica abbia paura e pensi di andarsene dal nostro Continente, erano il 7% nel
2008. In alcune città europee si ha timore ad indossare la Kippah. Se questo
accade significa che abbiamo sbagliato qualcosa, che non abbiamo ricordato
abbastanza. Non deve dunque stupire che percentuali crescenti di giovani
europei non abbiano mai sentito parlare della Shoah, percentuali che
raggiungono il 25% in Francia. L'antisemitismo ha tante facce, ma ha alla base
un unico problema: la incapacità di chi, perso nelle nebbie o negli abissi del
proprio sé, non sa immedesimarsi
nell'altro, non sa sentire l'altro, chiunque esso sia.
Prof. Giuseppe Valditara - Ministro dell’Istruzione e del Merito -
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