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lunedì 20 dicembre 2021

Violenza genere violenza

 


Uno studio di “Hollaback!”, in collaborazione con la Cornell University, che vede la partecipazione di donne intervistate da ventidue paesi, ha messo in evidenza come, in media, l’84% delle donne (in Italia
la quota è del 79%) subisca violenza da strada prima dei 17 anni.

Questo dovrebbe mettere in allarme un po’ tutti sulla deriva che la moderna società autoproclamatasi “del progresso” sta prendendo. Quest’anno si conta circa un femminicidio ogni tre giorni, in linea con i dati degli ultimi tre anni. La situazione non accenna a migliorare, anche a causa di chi, scegliendo di voltarsi e non vedere, sottovaluta e minimizza il fenomeno.

Non tanto capillare e diffusa la sensibilizzazione, unica (vera) arma che abbiamo per combattere la disparità di genere, e che potrebbe aiutare a far comprendere meglio il fenomeno ai giovani (e non). Nelle scuole, infatti, non sempre viene posta la dovuta attenzione alla questione. Fra chi deicide di ignorare completamente l’argomento, e chi addirittura dispensa esempi sbagliati o spiegazioni fuorvianti, che non fanno altro se non allontanare i ragazzi dalla tematica, c’è anche chi sceglie deliberatamente di soffocare le manifestazioni di protesta delle nuove generazioni, semplicemente perché “questo non cambierà la situazione”.

Sicuramente non cambierà se si parla di donne (ma anche altro) solamente nella giornata del 25 Novembre, unica data preposta per la trattazione di quest’onnipresente problema. Dato che, come già illustrato, ciò non viene nemmeno fatto in maniera adeguata.

Un altro importante tassello per la comprensione del fenomeno è quello dell’educazione dei più piccoli, che dovrebbe avvenire a casa (prima) e a scuola (poi), cosa che accade molto raramente, perché entrambe le istituzioni si rilanciano la palla (responsabilità), e alla fine il ragazzo problematico rimarrà così fino alla giovane età, quand’è più difficile andare a sradicare le sbagliate convinzioni apprese nel corso della vita da un’autorità così forte come la famiglia.

Qualcuno si è lamentato di come la TV sia eccessivamente piena di notizie tragiche che riguardano casi di femminicidio. È quasi da far sorridere la dissonanza che c’è nell’alternata sequela di annunci e di “Show TV”, nei quali vivono ancora ben radicate le stesse convinzioni di cinquant’anni fa. È come se la televisione si smentisse da sola, vicendevolmente. Quello che l’italiano medio recepisce da casa è che solitamente è sbagliato uccidere, però che bisogna chiedersi anche cos’abbia fatto una donna per spingere l’uomo a compiere un simile gesto, facendo crescere nelle menti di tutti l’idea che generalmente la colpa sia anche da attribuirsi alla donna, e in quella dei futuri assassini la consapevolezza che il loro gesto sia in qualche modo “giustificato”. Una notizia dell’ultima ora è quella che riguarda il caso di una donna minacciata dal marito con un coltello alla gola, atto compiuto di fronte a due testimoni oculari. Per la pm però quel gesto sarebbe stato “compiuto per scherzo”.

In un clima politico, poi, in cui sopravvivono retaggi degli antichi valori patriarcali, e in cui è permesso essere apertamente (o anche in maniera più o meno velata) misogini, è difficile vedere qualche barlume di speranza. Lo stesso affossamento del DDL Zan, legge che prendeva l’ampliamento di alcune norme preesistenti per una maggiore tutela nei confronti delle minoranze di genere (e quindi anche delle donne -es. aggravante perché quella donna è stata discriminata solamente per il fatto di essere donna-), getta una pesante ombra sul futuro del nostro paese: fra dati preoccupanti e legislazioni non sempre complete (o aggiornate), sembra quasi di star tornando indietro, invece di andare avanti.

E se c’è anche chi parla di libertà d’espressione, quando afferma che uccidere una donna sia giusto, se questa ha lasciato il suo compagno per un altro, e tanti, fra donne e uomini, che ritengono ancora corretto (e sacrosanto) questo modo di pensare, per fortuna c’è anche una minoritaria parte di persone (soprattutto giovani) che si stanno mobilitando, e che combattono ogni giorno per l’idealistica realizzazione di un mondo migliore. Per le donne, e per tutti. E solo dando loro fiducia eviteremo di ricadere negli stessi errori del passato, che altro non faranno se non instaurare un nuovo regime del terrore per qualsiasi diverso, dove solamente l’essere darwiniano può emergere. Aiutateci, minoranze, siete la nostra unica speranza.



Emanuele Paoletta - 5 A Liceo Classico



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