Tracciare a fine anno scolastico, come da
consuetudine del nostro blog, un bilancio per una qualsiasi delle attività
progettuali dell’anno scolastico 2020-2021, sarebbe un esercizio vano, per non
dire impossibile, poiché, a causa dell’emergenza sanitaria, l’attività
didattica si è svolta prevalentemente online e dando, a ragion veduta, priorità
alle attività curriculari.
Il Covid-19 ha segnato le vite di noi tutti e non solo quelle degli studenti e degli altri operatori scolastici, come già
evidenziato nel breve articolo pubblicato dal blog il 18 febbraio 2021. Ora,
mentre la pausa estiva ed il procedere della campagna vaccinale con i suoi
effetti positivi sembrano averci dato una maggiore serenità, è opportuno
tornare sull’argomento, provando a rileggere alcuni degli ultimi eventi ad esso
collegati.
In particolare sarebbe utile iniziare a
meditare l’eccezionalità di quanto accaduto, per non rischiare di pensare che
si sia trattato di una delle tante epidemie avutesi fin dall’origine del genere
umano. Infatti, sebbene sia senz’altro vero che fenomeni simili si sono sempre
verificati, in quanto connaturati alla biologia umana, le attuali proporzioni
della popolazione mondiale, ed al suo interno, il sempre più rilevante peso
delle numericamente crescenti concentrazioni urbane, creano condizioni del
tutto inedite e favorevoli per il ripetersi, frequente ed oltremodo deleterio,
di crisi pandemiche. Non a caso, molti commentatori, durante il 2020, hanno
associato i destini della c.d. Globalizzazione, ai risvolti sociali ed
economici della pandemia in corso. Situazioni simili si potranno ripetere o potrebbero
divenire un aspetto costante delle nostre vite. È così che un mondo malato
prende consapevolezza della necessità di cure e sistemi sanitari adeguati, in
particolar modo i quei paesi nei quali le condizioni economiche, o la volontà
politica, non ne hanno consentito lo svilupparsi. Pensiamo per un attimo a cosa
è stato ed è tuttora il Covid-19 per chi, come i sanitari, non si è potuto
fermare, ed a quello che si è verificato, in termine di perdite di vite umane,
ad ogni latitudine.
A dire il vero, già nell’ormai lontano 1978, una
Conferenza internazionale voluta dall’Oms e dall’Unicef, tenutasi ad Alma Ata,
definì nella sua Dichiarazione finale, la necessità di implementare politiche
mirate alla strutturazione dell’offerta di cure primarie (Primary health care),
o, in altri termini, alla strutturazione di sistemi sanitari organizzati per
fornire cure continuative, che sarebbero stati, allo stesso tempo, adatti ad
affrontare le emergenze sanitarie. Tuttavia, a causa dei contingenti indirizzi
politici internazionali furono privilegiate scelte meno impegnative e
dispendiose. Soltanto 40 anni dopo, nel 2018, ad Astana, sempre in Kazakistan,
si è passati a dare una maggiore rilevanza a conclusioni del tutto
condivisibili per problematiche ordinariamente e apparentemente distanti dalle
nostre esistenze, ma che gli ultimi mesi hanno reso tragicamente attuali e
prossime.
Purtroppo gli eventi hanno anticipato ogni
ipotesi preventiva, ed hanno reso tristemente necessario l’adeguamento delle
politiche sanitarie. Non a caso, proprio l’Oms, l’agenzia dell’Onu che si occupa di sanità, è stata una delle istituzioni più
criticate all’inizio dell’era Covid-19. Ad oggi, nel perdurare dell’emergenza,
la medicina ed in particolare i vaccini, sono l’unica possibilità di
fronteggiare i contagi ed anche le scuole, questo è uno dei motivi di questo
breve post, hanno il dovere di sensibilizzare alla partecipazione alla
campagna vaccinale il maggior numero di persone possibile.
D’altro canto, per una strategia di più ampia
durata, in particolare agli studenti ed alle giovani generazioni, è demandato
l’onere e l’impegno di favorire e richiedere una maggiore sostenibilità negli
stili di vita e nei comportamenti, nelle opzioni tecnologiche e nelle
innovazioni infrastrutturali per la gestione delle aree urbane, così come dei
sistemi sanitari. Per fare ciò è necessario continuare a parlarne affinché, nei
limiti della ragionevolezza, le politiche a riguardo ed i conseguenti
adeguamenti del vivere quotidiano, siano sempre più il frutto di scelte
condivise e non imposte.
La redazione
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