VERSO
UN’EUROPA DIVERSA: SOGNI INFRANTI, O FORSE NO.
Mantenere vivo un ideale senza mai aver paura.
L’11 dicembre 2018 si è consumato l’ennesimo atroce attentato rivendicato
dall’ Isis, che ha nuovamente ferito il cuore dell’Europa. La città francese di
Strasburgo si è trasformata in un inferno quando un giovane terrorista di
origine marocchina, già da tempo schedato come elemento pericoloso per la sicurezza
nazionale, ha puntato una pistola a passanti colti in modo tanto repentino
quanto spaventoso, e ha dato fuoco. Tra le vittime vi è un nostro connazionale
Antonio Megalizzi, giornalista radiofonico che in seguito ad una grave ferita
riportata al capo ha lottato per tre giorni tra la vita e la morte, cedendo il
passo a quest’ultima. Il giovane trentino, originario della Calabria, era un ragazzo
arguto e vivace, appassionato di Unione Europea e giornalismo. Si era recato a Strasburgo
per seguire la sua grande passione e assistere all’ assemblea del Parlamento
europeo,fin quando si è ritrovato ad assistere a colpi di pistola sparati
all’impazzata, mentre passeggiava
serenamente tra mercatini natalizi. Il reporter italiano è la quarta vittima
del drammatico attentato.
Il giovane è stato ricordato affettuosamente da numerosi amici e
colleghi come colui che “meritava di raccontare l'Europa e il
mondo, come sognava di fare per lavoro. Sognava di farlo per sempre. Sognava
un'Europa diversa” . Idea che i suoi compagni non lasceranno morire. Come l’ideale che ha espresso nel racconto di “un
missile che aveva paura di volare, in cui ci sono i pensieri di un’arma di
morte che voleva solo vivere, per conoscere il mondo intero” ; è lo scritto
intitolato “Cielo d’acciaio” che Antonio Megalizzi ha pubblicato con Ilmiolibro.it -
piattaforma web di self-publishing- nel marzo del 2015. Lo sguardo è aperto,
libero, l’ ideale pacifista.
Inevitabilmente, seguendo la commovente storia di Antonio, ci ritorna
alla memoria l’analoga sorte toccata alla giovane ricercatrice veneziana Valeria
Solesin, uccisa il 13 novembre 2015 durante l’attentato al Bataclan di Parigi .
Valeria e Antonio avevano la stessa età, entrambi morti per mano di un efferato
attentatore, per un’ insulsa pallottola. Ciò che li accumuna, però, non deve
essere il medesimo ineluttabile destino che li ha strappati alla vita troppo
precocemente, ma il loro studio, sofferenze, lavori sottopagati e ,
soprattutto, ambizioni, sogni e puri ideali. I nomi di Antonio e Valeria devono
richiamare non una terribile notte di atrocità inspiegabile, ma un’
instancabile voglia di migliorare, i loro animi brillanti e curiosi, la loro
tenacia; affinché il ricordo diventi il
ritratto di due giovani che celebra la voglia di vivere e l’orgoglio di
un’intera generazione.
Entrambi figli di un’ Europa nella quale credevano vivamente e per la
quale lavoravano, figli di un’Europa che desideravano più sicura.
Francesca Carrozza Daniela Serra
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